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Intelligenza artificiale e didattica
Applicazioni della tecnologia chatbot all’interno della scuola
Intelligenza artificiale e didattica
L'introduzione dell'Intelligenza Artificiale nel futuro del contesto didattico è uno dei tempi più dibattuti e spinosi dei nostri tempi.
L’AI consente l'integrazione di sistemi Chatbot in vari aspetti dell'istruzione, dall’orientamento degli studenti, all’amministrazione fino ad aspetti che riguardano la didattica, l’insegnamento e i metodi di valutazione degli studenti.
Ma come possono essere utilizzati i chatbot nella didattica e all’interno del contesto e della struttura scolastica? Quali sono i vantaggi e i rischi, le implicazioni etiche nel loro utilizzo?
Proviamo a dare una risposta a queste domande, utilizzando anche le evidenze emerse dalle più recenti ricerche sul tema di Chatbot in ambito scolastico.
Cosa sono i chatbot
I Chatbot sono degli “agenti intelligenti” in grado di interagire con un utente per rispondere a una serie di domande e fornire una risposta appropriata.
In sostanza è un programma di computer che imita ed elabora la comunicazione umana e consente alle persone di interagire con dispositivi digitali come se stessero parlando con una persona reale e risponde alle domande.

Applicazioni della tecnologia chatbot all’interno della scuola
Numerosi studi e ricerche accademiche mettono in luce come i chatbot possano offrire numerosi vantaggi nella loro applicazione didattica. Possono infatti supportare le attività di insegnamento e promuovere un'esperienza di apprendimento personalizzata e più coinvolgente.
Un sistema di chatbot può infatti permettere agli studenti di esercitarsi su domande e risposte, avere risposte immediate su contenuti di un corso, su un contenuto specifico di una materia, su criteri di valutazione, scadenze, informazioni legate all’orientamento in fase di pre-iscrizione. Insomma, funzionerebbero come dei veri e propri assistenti personalizzati degli studenti.
Secondo le ricerche inoltre, numerosi potrebbero essere gli impatti sul personale docente e sull’organizzazione scolastica in generale.
La presenza di chatbot ridurrebbe notevolmente il carico di lavoro amministrativo degli insegnanti.
Inoltre, l’utilizzo dei chatbot per scopi didattici permetterebbe alla scuola di allinearsi a un linguaggio più famigliare ai giovani, abituati non solo all’utilizzo della tecnologia ma a un approccio “istantaneo” nella fruizione delle informazioni.
Pensiamo all’utilizzo massivo che i giovani di google, alle app di messaggistica etc. per cercare e ricevere risposte alle loro domande.
Rischi dell’utilizzo dei chatbot in ambito didattico
Tralasciamo per un momento le applicazioni amministrative dei chatbot e i vantaggi che questi possono avere nel veicolare informazioni generali su corsi, scadenze e altri aspetti puramente “operativi”.
L’applicazione dei chatbot nella didattica è invece un tema che pone una serie di rischi etici e legati all’apprendimento e allo sviluppo dell’intelligenza umana.
“La cultura è assorbita dal bambino attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni di scoperta e di lavoro.” diceva Maria Montessori.
Diceva Reuven Feuerstein che l’adulto deve insegnare a “imparare come imparare”. Bambini e ragazzi devono quindi acquisire dei processi di pensiero e non solo delle nozioni. Insomma, a scuola “si insegna a pescare e non a mangiare il pesce”.
È chiaro che nessuno sta parlando di sostituire la “didattica” attuale con i chatbot. Ma conosciamo i nostri ragazzi e sappiamo che hanno un rapporto ormai immersivo con la tecnologia e che spesso – e lo diciamo senza alcun giudizio – tendono al “risparmio cognitivo” e a scegliere la strada più semplice per ottenere il risultato, se pur magari minimo.
Siamo sicuri che offrire loro uno strumento che semplifica l’apprendimento sia una buona idea? Siamo sicuri che non ne abuseranno?
Il rischio è a nostro avviso altissimo, tanto più se la logica di “semplificazione” che appartiene a un chatbot è legittimata dall’organizzazione scolastica.
I nostri bambini e ragazzi devono imparare ad aprire i propri orizzonti, a valutare le fonti perché questo servirà loro in futuro per giudicare quando una informazione è manipolata, è un fake. Devono imparare fin da piccoli a ragionare, confrontare, approfondire, creare connessioni tra le informazioni, sviluppare un pensiero critico, aprire nuovi spazi di pensiero.
Alla luce di queste considerazioni, i chatbot utilizzati in ambito didattico possano aiutarli davvero a raggiungere questi obiettivi?
Ai posteri la sentenza.