Indice degli argomenti
Giornata Internazionale delle persone con disabilità
Le origini del progetto “educare alla diversità”
La lingua dei segni come strumento di apprendimento interculturale
Il laboratorio educare alla diversità all’interno della Scuola Infanzia Comunale San Luigi di Genova
Giornata Internazionale delle persone con disabilità
“Non dovrebbe forse l’istruzione far emergere e rendere più salde le diversità, anziché le somiglianze? Perché di somiglianze ne abbiamo già troppe”. (Virginia Woolf).
I bambini disabili rappresentano il 3,6% dell’intera popolazione scolastica, i “non italiani”, secondo il ministero dell’Istruzione sono circa il 10,3%. Questa realtà fa sì che oggi in ambiente pedagogico si dibatta molto sul concetto di inclusione e di didattica inclusiva che tende non più a “integrare” tutto ciò che è diverso, ma a modificare il proprio sistema per accogliere tutte le differenze e attraverso di esse valorizzare il potenziale di tutti gli alunni, creando una scuola che sia “di tutti e per ciascuno”.
La scuola oggi deve fare ancora molto per abbracciare un modello di didattica inclusiva. Gli investimenti ministeriali non sono adeguati e purtroppo spesso gli stessi insegnanti e presidi non sono ricettivi. Il diverso spaventa. Per fortuna esistono scuole come la Scuola Infanzia Comunale di San Luigi di Genova e cooperative come ABAcadabra che, senza paura, spalancano le porte della scuola alla diversità. Con gioia e spirito inclusivo.
Nella Giornata Internazionale delle persone con disabilità vogliamo raccontarvi questo progetto “speciale”.
Le origini del progetto “educare alla diversità”
Il progetto prende spunto dall’esperienza della dott.ssa Rosa Sgorbani, assistente alla comunicazione e socia della cooperativa ABAcadabra, che per anni ha seguito un importante progetto di bilinguismo per bambini sordi e udenti: il progetto VIVILIS dell’Ente Nazionale Sordi di Milano.
Il progetto ha dato modo alla dott.ssa Sgorbani di osservare e riflettere sull’importanza dell’apprendimento della lingua italiana come strumento per l’integrazione e l’istruzione di bambini non solo sordi, ma anche stranieri. Durante il progetto VIVILIS è emerso come l’alunno straniero venga identificato con il suo deficit: l’essere privo di un prerequisito fondamentale, la lingua, per la partecipazione alle attività scolastiche e sociali all’interno della classe.
La lingua dei segni come strumento di apprendimento interculturale
In quegli anni di esperienze la dott.ssa Sgorbani si rese conto che nelle classi in cui erano presenti anche bambini stranieri che avevano difficoltà nella “produzione” dell’italiano attraverso il canale della lingua parlata, il tramite della lingua dei segni era efficace come ponte per l’apprendimento dell’italiano.
L’apprendimento della lingua avveniva ma, in prima battuta, non richiedeva un’emissione vocale ma l’utilizzo del segno: in base alle osservazioni sul campo i bambini stranieri imparavano l’italiano in tempi più brevi. Non solo, ma partecipare a un progetto di inclusione scolastica e di avvicinamento alla diversità portava i bambini italiani a comprendere che lingue e culture diverse possono coesistere nel rispetto dell’individuo.
Ecco quindi che il “segno” si pone come un linguaggio “universale”, che pur non passando attraverso la lingua parlata, permette di potenziare la comunicazione, ridurre le contraddizioni e favorire la coesione del gruppo, nel rispetto della sua eterogeneità e delle differenze reciproche.
progetto educare alla diversità
Il laboratorio educare alla diversità all’interno della Scuola Infanzia Comunale San Luigi di Genova
È a partire da queste premesse che la cooperativa ABAcadabra, grazie all’interesse e all’entusiasmo della dottoressa Rosetta Marzola, della dottoressa Chiara Mariani e della maestra Giorgia della Scuola Infanzia Comunale San Luigi, ha creato un laboratorio didattico dedicato all’apprendimento della lingua dei segni, da parte degli alunni stranieri e non, all’interno di quattro classi di bambini.
Il laboratorio ha permesso in prima istanza di favorire lo scambio comunicativo immediato all’interno di classi interculturali grazie alla potenza “universale” del “segno”; in seconda istanza ha accompagnato i bambini stranieri in un percorso di apprendimento della lingua in modo “dolce” e condiviso con i compagni, favorendo quindi la cooperazione all’interno del gruppo.
È un percorso che capovolge accoglie l’idea di diverso non come qualcosa o qualcuno da integrare, in una prospettiva “etnocentrica”. Accogliere le differenze significa anche trasformarle e coglierne competenze utili non solo all’inclusione scolastica, ma anche al percorso di crescita individuale del singolo bambino.
La struttura del laboratorio “educare alla diversità”
Il laboratorio ha accompagnato i bambini in un percorso didattico di 10 incontri attraverso l’uso di oggetti concreti e immagini. Conoscere la parola significa innanzitutto vederla, comprenderne il referente e a cosa serve. Nei 10 incontri, tenuti dalla dott.ssa Sgorbani, i bambini hanno imparato segni semplici che rappresentano singole parole o concetti, il cui apprendimento viene consolidato attraverso dei giochi e canti in lingua dei segni. Il ciclo di incontri si concluderà a breve con una messa in scena di "canti di Natale in lingua dei segni" che avrà come protagonisti i bambini.
Un finale in cui siamo sicuri la musica sarà piena di emozioni, complicità e condivisione.
Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l'occasione per comprendere.
Pablo Picasso